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Indicazioni di articoli interessanti pubblicati sulla carta stampata

Coronavirus, addio a Ivo Cilesi: inventò la "doll therapy" per i malati di Alzheimer

di Gabriele Laganà, Il Giornale, 3 marzo 2020
 
Il coronavirus ha portato via per sempre Ivo Cilesi, uno dei massimi esperti italiani nella lotta all’Alzheimer.
Il dottore, originario di Genova ma che da tempo viveva nel piccolo comune della Bergamasca di Cene, era conosciuto perché “padre” della cosiddetta "Doll Terhapy", o "Terapia della Bambola", metodo che aiuta ad attenuare alcuni dei più frequenti disturbi comportamentali dei malati di Alzheimer, come il wandering (il vagare senza meta), l’aggressività, l’agitazione, la depressione, l’apatia o i disturbi del sonno. Questa particolare terapia si è diffusa nel mondo dopo la sperimentazione e le prime applicazioni al centro Alzheimer del Ferb di Gazzaniga del quale lo stesso Cilesi era un apprezzato consulente.
Come ricorda Bergamonews, il medico era anche responsabile del Servizio terapie non farmacologiche e riabilitazione cognitiva dell’Area Alzheimer della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice di Bergamo e responsabile per l’inserimento di terapie non farmacologiche alla Fondazione "Cardinal Gusmini" di Vertova, e non solo. Cilesi era anche pedagogista, musicoterapeuta, esperto di terapie non farmacologiche e presidente dell'Innovative Elder Research di San Paolo d’Argon, di cui il medico era presidente.
Cilesi, 61 anni, si era sentito male lo scorso venerdì mentre si trovava a Salsomaggiore Terme, località dove vive la compagna e collaboratrice che attualmente si trova in quarantena. Le sue condizioni sono apparse subito molto serie tanto che si è reso necessario il ricovero prima a Fidenza, dove è risultato positivo al coronavirus, e poi a Parma in medicina d'urgenza a causa di una crisi respiratoria. Purtroppo, tutto è precipitato nel giro di pochi giorni. Cilesi è morto nella notte tra domenica a lunedì all’ospedale Maggiore.
Tanti i messaggi di cordoglio. Tra questi vi è quello della onlus Alzheimer Uniti Italia: "Ne ricordiamo le grandi doti umane e professionali. Avremo sempre il suo esempio come guida, esprimiamo inoltre gratitudine per la vicinanza e sensibilità sempre dimostrate verso la nostra associazione e tutte le persone fragili".

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-addio-ivo-cilesi-dei-massimi-esperti-nella-lotta-1834726.html

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Addio a Katherine Johnson, la scienziata della Nasa che portò l'uomo nello spazio

di Gaia Scorza Barcellona, La Repubblica, 24 febbraio 2020

Aveva 101 anni. La sua storia raccontata nel film ''Diritto di Contare''. Nel 2015 disse: "Io conto tutto, i miei passi (...) e le stelle in cielo. Tutto ciò che può essere contato, io conto"
È morta a 101 anni Katherine Johnson, la matematica, informatica e fisica statunitense, originaria della Virginia, che ha contribuito con i suoi calcoli a lanciare la corsa nello spazio lavorando per la Nasa. La sua storia è stata raccontata sul grande schermo con "Il diritto di contare" (Hidden Figures il titolo originale, 2016), film diretto da Theordore Melfi e tratto dall'omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly. Nel 2015 l'allora presidente degli Usa, Barack Obama, l'ha insignita della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile negli Usa.
Johnson ha contribuito in modo fondamentale all'aeronautica statunitense e ai programmi spaziali della Nasa, dove ha lavorato per 33 anni, sfidando razzismo e sessismo: dai calcoli delle traiettorie delle orbite alle finestre di lancio delle navicelle spaziali, dai percorsi di ritorno di emergenza per molti voli lunari del programma Apollo fino al lavoro sul programma Space Shuttle e ai piani per le missioni su Marte. Fu determinante la traiettoria da lei tracciata per la missione Apollo 11 nel 1969.
Ma la sfida per emergere è iniziata da subito per Katherine che già da giovanissima aveva dimostrato una particolare inclinazione al calcolo. Fu grazie alla pervicacia dei suoi genitori, Joshua Johnson e Joylette Coleman, se la piccola Johnson mandata in un'altra contea a causa delle leggi razziali, fu selezionata tra i tre studenti afroamericani, unica donna, per integrare la scuola di specializzazione, dopo la sentenza della Corte Suprema del Missouri del 1938, in cui si affermava che gli stati che fornivano una scuola a studenti bianchi dovevano fornire un'istruzione statale analoga anche agli studenti neri.
Nel 1953 le fu offerto un lavoro alla Nasa e Katherine divenne così una delle prime donne afroamericane del Dipartimento di guida e navigazione. Dal 1953 e fino al 1958 si occupò di calcolo nell'ambito del programma di ricerca per l'attenuazione degli effetti delle raffiche di vento sugli aeromobili. Faceva parte della squadra di calcolo formata interamente da donne afroamericane identificate come ''calcolatori di colore'' e continuamente soggette alla discriminazione razziale, obbligate a lavorare, pranzare e usare i servizi igienici separati dai loro colleghi bianchi, fino a quando il gruppo fu sciolto nel 1958.
Dal 1958 fino alla pensione, nel 1986, Katherine ha lavorato come ingegnere aerospaziale. Ha calcolato nel 1959 la traiettoria per il primo volo spaziale con equipaggio, poi assegnato ad Alan Shepard, e ha anche calcolato la finestra di lancio per la missione Mercury del 1961. E ha tracciato diagrammi di backup di navigazione per gli astronauti in caso di guasto elettronico.
Nel 1962, quando la Nasa ha utilizzato i calcolatori elettronici per la prima volta per il calcolo del volo orbitale con la Mercury Friendship 7, viene richiesto a Johnson di verificare i calcoli del computer poichè un degli astronauti della missione, John Glenn, si rifiutava di volare a meno che la stessa Katherine non li confermasse.
La sua capacità e reputazione per la precisione hanno visto assegnare a Johnson il calcolo della traiettoria per la missione del 1969 di Apollo 11, con lo sbarco dell'uomo sulla Luna. Nel 1970 Johnson ha lavorato al programma di Apollo 13 e una volta che la missione è stata interrotta ha aiutato l'equipaggio a tornare sano e salvo sulla Terra. Dalla fine degli anni '70 ha lavorato anche al programma Space Shuttle, all'Earth Resources Satellite e ai piani per una missione su Marte.
Nel 2015, in occasione della consegna della Medaglia presidenziale della Libertà, Katherine ha spiegato la sua vita in beve: "Io conto tutto, conto i passi che faccio per strada, quelli per andare in chiesa, il numeri di piatti e stoviglie che lavo, le stelle in cielo. Tutto ciò che può essere contato, io conto".
Il 5 maggio 2016 il nuovo impianto Katherine G. Johnson Computational Research le è stato formalmente dedicato alla Langley Research Center a Hampton, in Virginia.

https://www.repubblica.it/scienze/2020/02/24/news/addio_a_katherine_johnson_l_ingegnere_della_nasa_che_porto_l_uomo_nello_spazio-249481073/

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Siate umili e orgogliosi di esserlo (parola di psicologi)

di Ilaria Betti, Huffpost, 22 ottobre 2019

L’umiltà non ha a che fare con l’essere remissivi o sottomessi. Un team di ricercatori ha deciso di riportarne alla luce le qualità.

Non viene mai tirata in ballo, raramente è oggetto di studio. Poco si sa dell’umiltà, di quel sentimento e comportamento - come lo definisce il vocabolario Treccani  - “improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé”. Eppure un team di ricercatori ha deciso di portare alla ribalta tutti gli ultimi studi sul tema, dimostrando come l’umiltà possa rappresentare una risorsa essenziale per i tempi bui che ognuno di noi attraversa nella vita. Non soltanto consente di spazzare via il risentimento, ma ci permette di perdonare e di sopportare più pazientemente gli altri. È fonte di nutrimento per la nostra mente e funziona anche da collante in una relazione.

Insomma, l’umiltà è una qualità che chiede di essere rivalutata. Non ha a che fare con la sottomissione, con il sopportare senza ribellarsi né con il sentirsi poveri di spirito, remissivi. Tutt’altro. “Le ricerche che hanno per oggetto l’umiltà stanno crescendo, e velocemente”, afferma Daryl Van Tongeren, autore dello studio pubblicato sulla rivista “Current Directions in Psychological Science” e psicologo dell’Hope College in Michigan. ”È tempo di portare le persone a conoscenza dei risultati più recenti - continua - e di rimettere mano alle domande aperte per guidare i futuri studi”.

Il team di Van Tongeren ha passato in rassegna diverse ricerche con oggetto l’umiltà. Tra queste, è emersa la serie di esperimenti sul tema condotta dalla dottoressa Elisabeth Krumrei Mancuso della Pepperdine University. Il suo scopo era quello di misurare quella che chiamava “umiltà intellettuale”, ovvero una sorta di consapevolezza di quanto siano incomplete e fallibili le nostre visioni politiche e sociali. Secondo Krumrei Mancuso, questo tipo di umiltà è fortemente collegata alla curiosità, alla nostra capacità di essere aperti mentalmente e alla propensione alla riflessione.

In uno degli esperimenti, la psicologa ha chiesto a 587 americani di completare dei questionari: dovevano indicare quanto si sentissero d’accordo con determinate affermazioni, come “mi sento piccolo quando gli altri non concordano con me su argomenti che mi stanno a cuore”. Dovevano anche sostenere delle provocazioni ideologiche a livello religioso o politico. Dall’osservazione dei dati è emerso che coloro che avevano riportato alti punteggi a livello di umiltà, erano anche quelli meno aggressivi e con meno tendenza a giudicare gli altri, soprattutto in ambito politico o religioso. Le persone umili riuscivano a rimanere tranquille, a tenersi la propria idea, a non farsi manipolare.

Certo, ci sono ancora molti aspetti da scoprire di questo sentimento umile (di nome e di fatto). Secondo Van Tongeren, ad esempio, è lecito chiedersi se possa essere insegnato in qualche modo o integrato in psicoterapia. Se si possa, in un certo senso, coltivare. Inoltre, non è stato scoperto alcun “lato oscuro” dell’umiltà: sebbene i suoi eccessi possano sfociare in insicurezza, essa appare ancora del tutto benefica.

https://www.huffingtonpost.it/entry/siate-umili-e-orgogliosi-di-esserlo-parola-di-psicologi_it_5daeffb4e4b08cfcc3225f63

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“Chi è felice impara più in fretta”, l’effetto della serotonina sull’apprendimento

Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2018

Chi è felice impara più in fretta. Un team internazionale del Champalimaud Centre for the Unknown (Ccu), in Portogallo, e dell’University College London (Ucl), nel Regno Unito, ha infatti scoperto un effetto precedentemente sconosciuto della serotonina, meglio nota come ‘l’ormone della felicità’, sull’apprendimento. I risultati dello studio sui topi sono pubblicati su Nature Communications.

La serotonina è una delle principali sostanze chimiche utilizzate dalle cellule nervose per comunicare tra loro, e i suoi effetti sul comportamento non sono ancora chiari. Per molto tempo i neuroscienziati si sono interrogati sull’azione di questo neurotrasmettitore in un cervello normale. Finora però è stato difficile definire la funzione della serotonina, in particolare per quanto riguarda l’apprendimento. Usando un nuovo modello matematico, il team internazionale sembra aver fatto luce su questo mistero. ”

Lo studio ha scoperto che la serotonina aumenta la velocità di apprendimento”, afferma Zach Mainen, uno dei responsabili dello studio. “Quando i neuroni della serotonina vengono attivati artificialmente, usando la luce – spiega – rendevano i topi più rapidi nell’adattare il loro comportamento in una situazione che richiedeva flessibilità. Gli animali davano più peso alle nuove informazioni e modificavano la propria mente più rapidamente quando questi neuroni erano attivi”. Studi precedenti avevano collegato la serotonina con l’aumento della plasticità cerebrale, e questo lavoro contribuisce a sostenere una simile interpretazione.  

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/27/chi-e-felice-impara-piu-in-fretta-leffetto-della-serotonina-sullapprendimento/4454992/?fbclid=IwAR3ysDGGSxvf5ebpE15gwPxL-cgLS0D4l_SjlkDek5lFctkxXQuoUrrSDCY

https://www.nature.com/articles/s41467-018-04840-2

 

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Addio a Jerome Singer, padre della teoria dei “sogni a occhi aperti”

di Paolo Martini, Adnkronos, 20 dicembre 2019

Lo psicologo e scrittore statunitense Jerome L. Singer, padre del 'Daydreaming', ovvero degli effetti benefici di "sognare a occhi aperti", dei pensieri all'apparenza "inutili", è morto nello Yale New Haven Hospital di New Haven, nel Connecticut, all'età di 95 anni. Era professore emerito di psicologia dell'Università di Yale, che ne ha annunciato il decesso. Dal 1949 al 2016, anno della sua scomparsa, è stato sposato con la psicologa Dorothy G. Singer, da cui ha avuto tre figli, e con la quale ha condotto pionieristiche ricerche sul benessere intellettuale e psicofisico dei bambini.

Dorothy e Jerome Singer hanno dimostrato nel loro fondamentale saggio 'Nel regno del possibile. Gioco infantile, creatività e sviluppo dell'immaginazione' (tradotto in italiano da Giunti editore) che il gioco di fantasia non si esaurisce nell'infanzia, ma prosegue, pur se in forme meno scoperte, nell'età adulta, e hanno evidenziato come un costante esercizio dell'immaginazione possa "arricchire la vita".

La coppia ha pubblicato anche il libro 'Laboratorio del far finta. Giochi e attività per sviluppare l'immaginazione' (in italiano edito da Eriksson), in cui suggerisce più di 100 attività e giochi di finzione ai genitori, agli insegnanti, agli educatori della scuola dell'infanzia e a tutti coloro che hanno a che fare con bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni per renderli "più allegri e più disposti a manifestare la propria felicità agli altri".

Tra gli anni '50 e '70, epoca in cui sognare ad occhi aperti, fantasticare liberamente con la mente, era considerato quasi patologico nella letteratura psicologica, Jerome L. Singer, nella sua veste di professore di psicologia dell'Università di Yale, mostrò che la capacità di fantasticare con la mente è in realtà un aspetto pervasivo e normale dell'esperienza umana e può essere "immensamente positivo e costruttivo in termini di relazioni sociali".

Conosciuto a livello internazionale per il suo lavoro nel campo dello sviluppo infantile, è stato condirettore (insieme a Dorothy G. Singer) del Family Television Research and Consultation Center presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Yale, che ha svolto un'ampia attività di ricerca e consulenza.

Ha collaborato con molte organizzazioni, dall'Accademia americana dei pediatri al Ministero dell'istruzione francese alla delegazione per i media della Repubblica popolare cinese. Ha contribuito alla realizzazione di programmi televisivi per bambini ed è autore di innumerevoli libri e articoli per genitori, insegnanti, psicologi e altre figure professionali.

https://www.adnkronos.com/cultura/2019/12/20/addio-jerome-singer-padre-teoria-dei-sogni-occhi-aperti_Ws4zAvlFAng2IS7Lcsb9BO.html

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Indonesia, scoperta pittura di 44mila anni fa: "È la storia più antica del mondo"

di Valentina Ruggiu, La Repubblica, 13 dicembre 2019

L'hanno definita "la prima composizione narrativa dell'arte preistorica", ma i disegni rupestri scoperti in Indonesia dai ricercatori della Griffith University potrebbero ora riscrivere una parte della storia umana. Trovati per caso in un'area nascosta della grotta Leang Bulù Sipong 4', nell'isola di Sulawesi, rappresentano una scena di caccia in cui un gruppo di animali autoctoni fugge da alcuni 'teriantropi', delle figure per metà uomo e per metà animale che possono rappresentare spiriti o entità religiose ancestrali. Sino a oggi, le più antiche raffigurazioni di questi esseri, erano state trovare in Europa. La scoperta, secondo gli archeologi australiani, suggerisce che l'Indonesia possa non solo essere stata una culla artistica fondamentale nella preistoria, ma anche un nodo centrale dell'evoluzione del pensiero religioso moderno.

https://www.repubblica.it/scienze/2019/12/12/news/arte_rupestre_in_indonesia_la_piu_antica_scena_di_caccia-243252741/

 

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