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Lo “Stile Specifico Aziendale”

Ogni azienda dovrebbe porsi come obiettivo generale quello di innalzare al massimo la comunicazione dello stile aziendale, perseguendo lo scopo di creare uno “Stile Specifico Aziendale”.

Tutte le case sono uguali come funzione: servono da ricovero per le persone, forniscono la possibilità di dormire, mangiare, lavarsi, passare il tempo libero,… ma una casa progettata da Gaudì è diversa da una progettata da Mansart e una casa  ideata, nel Ventennio fascista, dall’architetto Piacentini è differente da una disegnata da Renzo Piano. Non cambiano le funzioni, cambia lo stile. Così come lo stile di Pablo Picasso è diverso da quello di Fernado Botero e di Salvador Dalì. Lo stile non certifica la bravura. Dal punto di vista artistico Picasso è bravo quanto Dalì, dal punto di vista dell’architettura Piacentini è bravo come Piano. Lo stile esprime il modo di presentarsi, il modo abituale di agire, di comportarsi. Lo stile è il complesso dei caratteri specifici che permettono una classificazione in cui ci si differenzia dagli altri. Gli operai metalmeccanici, in  tutta Italia, svolgono tutti più o meno le stesse funzioni, ma non hanno tutti lo stesso stile. Una azienda che opera in questo settore dovrebbe mostrare il proprio: ad esempio, uno stile in cui non si spettegola, in cui ci si comporta bene, con serietà, in cui non si boicotta il lavoro degli altri, in cui ci si aiuta a vicenda, in cui si parla del lavoro con il proprio coordinatore, in cui non si cercano alibi e giustificazioni, in cui si affrontano i problemi, in cui ci si comporta in modo gentile con gli altri, in cui non si aggredisce né si giudica nessuno, in cui si è accoglienti con tutti, anche con quelli che non ci piacciono, soprattutto con coloro che non ci piacciono. Lo “Stile Specifico Aziendale” deve contraddistinguere i propri collaboratori rispetto a tutti gli altri. Non migliori o peggiori: visivamente diversi perché caratterizzati da un modo di essere che è la targa, il biglietto da visita, il marchio di fabbrica, dell’azienda. Chi va a visitare la fabbrica Ferrari non vede solo delle automobili rosse riconoscibili dovunque, vede anche un’officina lucida come una sala da ricevimento tirata a cera e operai con le tute più pulite che si possano vedere. Eppure costruiscono auto come tanti altri meccanici. Però hanno lo stile Ferrari. I responsabili devono sentire la responsabilità di indirizzare i dipendenti in questo senso e di correggerli quando divergono dallo stile aziendale. Perché si diffonda anche a livello interno lo “Stile Specifico Aziendale” è necessario combattere a tutti i livelli gli alibi, le giustificazioni, lo scaricamento delle responsabilità riguardanti i comportamenti dei lavoratori. Julio Velasco, mitico commissario tecnico della Squadra Nazionale di Pallavolo, in una sua conferenza spiega perfettamente il concetto. Provo a riassumere il suo discorso. Mettiamo che in una azione lo schiacciatore sbagli un punto e a causa di questo errore la squadra perda una partita. Ora, l’allenatore chiede spiegazioni sul motivo di questo sbaglio e lo schiacciatore dice che il palleggiatore ha alzato male la palla. Allora il tecnico chiede spiegazioni al palleggiatore che spiega che ha alzato male perché il ricevitore gli ha mandato una palla non precisa. A questo punto l’allenatore domanda al ricevitore e questo spiega che ha respinto male perché è stato abbagliato da un faretto del palazzetto. Per cui scopriamo, alla fine, che se abbiamo perso il punto la colpa è dell’elettricista. Il punto è che non è ammesso trovare giustificazioni: lo schiacciatore deve fare il massimo anche se la palla è alzata male, il palleggiatore deve alzare al meglio anche se ha ricevuto una palla sporca e il ricevitore deve posizionarsi in modo da non essere abbagliato dal faretto. Ognuno deve capire che ha la totale responsabilità delle proprie azioni individuali, senza cercare qualcun altro come responsabile.

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