Quali sono gli atteggiamenti e i comportamenti che prendiamo in considerazione e valutiamo per dire che qualcuno è un ottimo professionista oppure, al contrario, è un lavoratore poco professionale? Quella che segue è la lista di fattori che, sommati tra loro, stabiliscono il profilo del professionista perfetto.
Prova a vedere quali di questi comportamenti ti appartengono e quali, invece, dovresti cercare di acquisire nel tempo.
PUNTUALITÀ NEGLI ORARI E NEI TEMPI DI LAVORO
La puntualità ha un valore organizzativo (ha una ricaduta sull’organizzazione del lavoro), un valore interpersonale (molti utilizzano il rispetto degli orari come unità di misura del rispetto della persona) e un valore psicologico (la puntualità mostra quanto una persona ci tenga ad un appuntamento, ovvero quanto è alta la sua motivazione a rispettarlo).
RISERVATEZZA
Sono due i versanti di valutazione su questo concetto: interno (non indugiare in “pettegolezzi”) ed esterno (non divulgare al di fuori informazioni, notizie e fatti relativi alla propria organizzazione).
AFFIDABILITÀ
Mantenere gli impegni relativi ad un incarico o ad un tempo di consegna, rispettando gli accordi è indice del fatto che di quel professionista ci si può fidare.
CAPACITÀ DI FARE LE COSE CON IMPEGNO E PASSIONE
Capacità di fare bene un lavoro, con la dovuta concentrazione, con attenzione, attribuendogli importanza, con la passione che trasmette l’amore che si ha per quella cosa. Come dicono gli Americani, I care: me ne occupo, mi sta a cuore, l’opposto esatto di “me ne frego”.
CAPACITÀ DI LAVORARE CON E NELLE CONDIZIONI ESISTENTI
Un dilettante si lamenta continuamente che le cose non sono come a lui piacerebbe che fossero, un professionista analizza i dati della realtà (persone, logistica, condizioni, budget,…) e agisce di conseguenza. Un dilettante pensa, ad esempio: “come sarei bravo se il mio collega fosse diverso”, un professionista pensa invece: “dato che questo è il collega che ho, come posso lavorare con lui in modo tale da rendere massimamente efficace il nostro comune impegno?
CAPACITÀ DI TENERE SEPARATI GLI EFFETTI DERIVATI DALLE QUESTIONI PERSONALI DA QUELLI DI NATURA PROFESSIONALE
Ciò che riguarda la vita privata non dovrebbe condizionare troppo quello che riguarda il lavoro e viceversa, per quanto possibile. Se un nostro collega è anche un nostro amico, ad esempio, bisognerebbe sforzarsi di separare il nostro modo di trattare con lui dal punto di vista professionale dal modo riguardante il punto di vista amicale.
CONSAPEVOLEZZA DEL FATTO CHE OGNI COMPORTAMENTO, AZIONE, GESTO HA SEMPRE UNA CONSEGUENZA E UN EFFETTO
Prima di mettere in moto una azione è bene riflettere sugli effetti possibili che possono essere prodotti in modo da valutare al meglio le modalità attraverso cui effettuare quell’azione.
CAPACITÀ DI ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ
Quando sbaglia, un professionista riconosce i propri errori, sa che è impossibile non sbagliare mai e che l’errore è fisiologico in tutte le situazioni della vita. Di più. L’errore è necessario per migliorare, dopo che lo si è corretto. Un dilettante cerca sempre di scaricare le proprie colpe su qualcun altro perché considera l’errore come una cosa sbagliata e negativa e come un fallimento personale: il dilettante non vede l’errore come opportunità di analisi, diagnosi, correzione e crescita.
MOTIVAZIONE AD APPRENDERE
La consapevolezza del fatto che non se ne sa mai abbastanza è fondamentale: ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo per poter diventare migliori nel proprio lavoro e si può imparare da se stessi, dagli altri e dalle circostanze. Per imparare è necessario essere umili e non essere timidi. Dice il saggio che “solo due tipi di persone non imparano mai: i presuntuosi e i timidi perché non fanno mai domande, i primi perché pensano di sapere tutto e i secondi perché si vergognano". Di solito impara molto poco chi è arrogante, supponente, presuntuoso, spocchioso o imbarazzato e timoroso del giudizio degli altri.
CAPACITÀ DI IMPARARE DAI PROPRI ERRORI
Che non si identifica solamente con la disponibilità ad ammettere di poter sbagliare, ma piuttosto con l’analisi attenta di ciò che è accaduto, dei motivi che hanno portato a quel risultato e della relativa intenzionale strategia finalizzata a non ricadere nell’errore commesso.
COMPETENZA TEORICA
Un elemento della professionalità è dato dalla quantità di informazioni, nozioni e saperi che il professionista possiede in relazione ai suoi compiti e al suo mestiere.
CAPACITÀ DI OTTENERE RISULTATI MISURABILI
Se uno chiama l’idraulico, ad esempio, si aspetta, e valuta la sua professionalità, soprattutto sulla base del fatto che il rubinetto che prima perdeva, dopo il suo intervento non perde più. Così, un professionista è tanto più stimato come tale quando si propone di ottenere risultati che possano essere misurati oggettivamente.
CAPACITÀ DI RISOLVERE I PROBLEMI DI PROPRIA COMPETENZA
Quando succede qualcosa di problematico relativo alle funzioni di un ruolo o di un servizio ci si aspetta, se gli operatori di quel servizio sono altamente professionali, che la circostanza venga trattata, analizzata e risolta da coloro che in quel servizio lavorano. Non che essi incolpino qualcun altro o dicano, come a volte accade, "questa cosa non è di mia competenza".
SOLIDO SENTIMENTO DI APPARTENENZA E FEDELTÀ ALLA PROPRIA ORGANIZZAZIONE
Un professionista lavora per l’organizzazione che lo paga e sa che “remare contro” non riguarda soltanto una errata concezione etica o morale del proprio stile di comportamento, ma anche che alla lunga, un comportamento di avversione, palese o occulto che sia, è svantaggioso anche per lui.
CORRETTEZZA FORMALE
Un indice della professionalità è la correttezza ufficiale nei rapporti interpersonali e verso il lavoro che si deve compiere.
CAPACITÀ DI ESSERE PRECISI, DI CURARE I DETTAGLI
L’accuratezza e l’attenzione sono per molte persone e per le organizzazioni una unità di misura della professionalità del lavoratore.
CAPACITÀ DI NON LIMITARE IL PROPRIO LAVORO ALL’ESECUZIONE PASSIVA DELLO STESSO
Un lavoratore dimostra professionalità quando, di fronte ad un compito, oltre che eseguirlo, si rapporta in modo attivo verso quel compito, ad esempio cogliendone aspetti migliorativi, valutando gamme diverse di possibilità e di metodologie, suggerendo spunti di riflessione più allargata, prevedendo i rischi di una esecuzione realizzata in quel certo modo, ecc.
ABILITÀ, CAPACITÀ PRATICHE
Se si chiama a casa un falegname perché ripari una porta, si misura la sua professionalità anche attraverso il modo in cui esegue quel lavoro, la sicurezza con cui lo realizza, la facilità e la dimestichezza che manifesta nell’esecuzione.
CAPACITÀ DI EFFETTUARE DIAGNOSI
Una delle unità di misura attraverso la quale si misura la professionalità consiste nella valutazione della competenza del lavoratore in relazione al suo grado di comprensione dei problemi e delle situazioni e della sua capacità di analizzare i motivi che li hanno generati (ad esempio, da un medico ci si aspetta che, di fronte all’esposizione di una serie di sintomi, egli sia in grado di comprendere qual è il malanno che ci ha colpito o, se non si sente sicuro, che ci consigli analisi specifiche per capire, con un maggior numero di dati, la situazione nella quale ci troviamo).
CAPACITÀ DI ASCOLTO DEI BISOGNI
Se non si capisce ciò che i clienti si aspettano, anche se si lavora bene, spesso si lavora invano perché il risultato che si ottiene può essere formalmente ineccepibile, ma potrebbe non essere congruente con gli obiettivi che ci si era prefissati in relazione alle aspettative di chi ci ha posto quegli obiettivi.
CAPACITÀ DI RISPETTARE LE COSE CON LE QUALI SI LAVORA
È di norma un indice di professionismo la cura della propria scrivania, l’uso corretto delle macchine, la cura del proprio posto di lavoro e degli spazi in cui opera,…
CAPACITÀ DI COLLABORARE CON GLI ALTRI E CON ALTRI RUOLI
Le organizzazioni sono sistemi complessi nei quali si intersecano problematiche diverse, mansioni differenti, integrazioni di azioni diversificate che concorrono al medesimo scopo: chi sa lavorare bene, ma soltanto da solo, non è di solito percepito come un individuo dotato di alta professionalità.
CAPACITÀ DI SPIEGARE PERCHÉ SI VUOLE ADOTTARE O SI È DECISO DI ADOTTARE UN CERTO COMPORTAMENTO
Non è sufficiente agire un comportamento: bisogna essere in grado di spiegare perché quel comportamento è vantaggioso rispetto ad altri che non lo sono.
CAPACITÀ DI ESSERE ATTENDIBILI E AFFIDABILI
Generalmente consideriamo professionali persone che quando parlano affermano cose vere o comunque verificabili in modo oggettivo.
CAPACITÀ DI ESSERE EFFICACE NEL PROPRIO COMPITO ANCHE IN ASSENZA DI UN CONTROLLO DIRETTO
Se, per esempio, chiamiamo un muratore a fare un lavoro a casa nostra e andiamo, magari senza preavviso, a controllare quello che sta facendo siamo portati a non considerarlo un grande professionista se lo sorprendiamo a parlare di calcio con un vicino seduto all’ombra di una quercia in giardino.
CAPACITÀ DI RISPETTARE I PATTI E GLI ACCORDI
Noi attribuiamo alto senso di professionismo a chi dice una cosa e la fa, se fa una promessa e la mantiene, se ha preso un impegno e lo rispetta, se ha accettato un accordo e non lo ridiscute ad ogni piè sospinto. Un professionista deve essere una persona seria.
CAPACITÀ DI FARE LE COSE PERCHÉ VANNO FATTE IN QUEL MODO E NON PER ACCONTENTARE IL DESIDERIO DI QUALCUNO
Un professionista deve stare attento alle collusioni psicologiche: un medico che diagnostica una cancrena in un arto, deve tentare di convincere ad asportarlo anche se il paziente desidera tanto che l’operazione non venga realizzata. In un ufficio pubblico bisogna fare le cose secondo le norme e non in base ai desideri del sindaco o di una bella signorina che fa gli occhi dolci all’impiegato.
CAPACITÀ DI GESTIRE IL PROPRIO RUOLO PROFESSIONALE
Se sono bidello in una scuola, il mio compito non è quello di fare lezione agli studenti, ma di tenere in ordine le aule, anche se io avessi una capacità di insegnare magari migliore di quella del professore. Il nostro mondo professionale è basato sull’organizzazione; l’organizzazione si basa sui ruoli: chi non li rispetta, anche con tutte le buone ragioni che potrebbe utilizzare per giustificare il proprio comportamento, crea confusione e quindi disfunzioni.
CAPACITÀ DI AVERE RESISTENZA, DI SOPPORTARE LA FATICA
Un indice di professionismo è, per molte persone, la capacità di fare sforzi, di non mollare alle prime avvisaglie di stanchezza: se c’è un impegno da rispettare o un lavoro da fare, il professionista magari lo fa anche con la febbre o con un po’ di raffreddore. Di solito non è considerato un serio professionista (neanche dai suoi colleghi) colui che sta a casa per un nonnulla.
CAPACITÀ DI AFFRONTARE E GESTIRE LE EMERGENZE
Le organizzazioni complesse, per quanto noi possiamo essere bravi a prevenire i problemi, sono, per loro natura, connesse in modo inevitabile al caos. L’emergenza è il caos che si manifesta. Noi, in genere, consideriamo molto professionali quei lavoratori che di fronte ad un imprevisto, invece di fuggire, si danno da fare per gestirlo.
CAPACITÀ DI GIUDICARE LE AZIONI IN BASE ALLA VALUTAZIONE DELLE SCELTE CHE RISULTANO ESSERE ECONOMICAMENTE PIÙ CONVENIENTI O ACCETTABILI
Un indice di professionalità è la capacità di fare i conti. Se un cliente richiede un servizio, è considerato professionale il professionista che gli fa osservare che quel servizio, fatto in un altro modo costerebbe meno. Il cliente, così come il cittadino generico, apprezza chi sa ottenere il massimo risultato con la minima spesa.
CAPACITÀ DI AUTONOMIA OPERATIVA ALL’INTERNO DI OBIETTIVI COMUNI E CONDIVISI
Non è considerato molto professionale il lavoratore, che per eseguire un compito ha sempre bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare e come farlo: questo atteggiamento è accettabile per un tirocinante o un apprendista, non per un professionista. Una volta stabilito il quadro generale degli obiettivi da raggiungere e dei risultati attesi, ogni singolo operatore deve essere in grado di svolgere la sua parte senza dipendere da nessuno.
ATTENZIONE A COME CI SI PRESENTA
Lo stile del professionista passa anche dall’immagine esteriore: un impiegato che va in ufficio in bermuda da spiaggia, ciabatte e occhiali da sole è più facile che venga percepito dagli eventuali clienti come un bagnante piuttosto che come un professionista.
CAPACITÀ DI ESSERE FLESSIBILI E ADATTABILI
Viviamo in un mondo complesso che è basato su organizzazioni complesse. La complessità si accorda male con la rigidità: se tutte le parti di un sistema sono rigide, il sistema si rompe, se sono elastiche il sistema sopporta meglio le avversità. Se c’è un uragano, è più facile che si spezzi il tronco di un albero che lo stelo flessibile di un giunco. In relazione al tema dell’adattabilità, questo concetto è considerato, negli studi sull’evoluzione, il principio attraverso cui avviene la selezione naturale: solo i più adatti sopravvivono.