Come fanno le persone ad imparare? Come possiamo aiutare coloro che non sono più bambini piccoli (per i quali i processi di apprendimento sono diversi e specifici) ad acquisire competenze spendibili nel mondo moderno?
Attraverso la concretizzazione di quali concetti è possibile migliorare i processi di apprendimento? Quali sono i fattori che favoriscono il processo dell’imparare? A queste domande cercheremo di rispondere nei paragrafi che compongono questo scritto.
1. En-ciclo-pedizzare — deutero-apprendimento — cambiamento
L’apprendimento di tipo nozionistico, informativo, permette il coinvolgimento dell’individuo soltanto dal “collo in su”. C’è bisogno sempre di più, invece, di un apprendimento che tenga conto dei sentimenti e delle motivazioni personali dell’allievo e che sia basato, sopra ogni cosa, sulla esperienza e sugli interessi del soggetto che partecipa alla formazione. L’apprendimento va inteso come un processo sempre meno legato ai criteri della nozione. Il luogo classico della nozione è l’”enciclopedia”. Il significato originario di questo termine, secondo Edgar Morin, non era quello alfabetico e accumulativo in cui si è degradato in epoca moderna. Il suo significato di origine era quello di Ankhyklios Paideia, ovvero apprendimento che mette in circolazione il sapere: en-ciclo-pedizzare significa imparare ad articolare i punti di vista disgiunti del sapere in un ciclo attivo. Secondo questo modello, l’apprendimento non deve essere riferito alla totalità delle conoscenze, ma alle conoscenze più cruciali, ai punti maggiormente strategici, ai nodi di comunicazione, alle articolazioni organizzative; ciò che è vitale, in poche parole, non è soltanto apprendere, ma riorganizzare il nostro sistema mentale per imparare a imparare. Si tratta, allora, di rivedere il processo di acquisizione della conoscenza in termini di, come proponeva Gregory Bateson, deutero-apprendimento, ovvero il processo dell’apprendere ad apprendere. Non è importante divenire archivi umani di informazioni, ma imparare dove si trovano le informazioni, non occorre essere depositari di un sapere immobile, ma diventare dinamici, elastici, rapidi ricercatori del Sapere. La classica triade specificativa di una esperienza di formazione – Sapere, Saper Fare e Saper Essere – che indica il bagaglio che il formando deve acquisire in termini cognitivi, pratici e psicorelazionali, va interpretata alla luce delle riflessioni dell’”imparare a imparare”. Il Sapere non deve essere solo introduzione e memorizzazione di nozioni, ma piuttosto dei processi significativi che portano alle nozioni utilizzabili in un certo tempo e in un certo luogo. Il Saper Fare non deve contenere soltanto l’appropriazione di tecniche e di metodologie, ma anche la comprensione dei meccanismi attraverso i quali si creano, in un dato momento, quelle specifiche tecniche e quei particolari metodi. Il Saper Essere, infine, non deve limitarsi alla struttura psicologica dell’individuo in formazione, ma deve permettergli di acquisire competenze personali che gli consentano di valutare il contesto dentro il quale, di volta in volta, si troverà a vivere la propria esperienza. Occorre, in ultima analisi, rivedere le metodiche della formazione e riconsiderare l’apprendimento per quello che realmente può creare di significativo nella vita di un individuo.Questo ragionamento si porta dietro tre corollari dei quali è necessario considerare l’importanza in termini di formazione:
a. non si può en-ciclo-pedizzare se non si è protagonisti in prima persona del proprio imparare,
b. non è possibile attivare un processo di apprendimento dell’apprendimento se ci si focalizza solo sui risultati: il processo è più importante del prodotto finale,
c. l’apprendimento è sempre connesso, per definizione, ad un cambiamento; anzi, come dice Carl Rogers, l'insegnamento deve essere l’agevolazione del mutamento. Un cambiamento indica un processo e ogni processo è a sua volta soggetto a cambiamento perché può accelerare, rallentare o subire altri tipi di modificazione dopo i quali si dirà che si tratta di un processo diverso. Perché avvenga un mutamento significativo dall’apprendimento di un’esperienza, perché compaia, cioè, un nuovo comportamento, una nuova abilità, una nuova conoscenza, un nuovo atteggiamento, un nuovo modo di agire e di pensare, oppure perché di fronte a una medesima situazione si reagisca, si dica, si pensi, si agisca, in maniera nuova, occorre che l’individuo:
- abbia fatto una esperienza,
- l'abbia memorizzata o interiorizzata,
- sia capace di riutilizzarla in situazioni riconducibili all’esperienza fatta.
2. Modelli teorici sull’apprendimento
In questo paragrafo ci occupiamo dei concetti di base relativi all’acquisizione di conoscenze e competenze, utilizzando i risultati delle ricerche effettuate da Rogers e Mico, due tra i più autorevoli studiosi in ambito di apprendimento di competenze.
Rogers propone, sul tema dell’apprendimento, alcune considerazioni basate sul suo pensiero, sui suoi studi e sulle sue ricerche scientifiche. Queste considerazioni sono così sintetizzabili:
a. gli esseri umani hanno una naturale capacità di apprendere,
b. l’apprendimento più significativo si ha quanto più la cosa da apprendere ha un alto interesse immediato,
c. l’apprendimento che comporta un cambiamento nella percezione di sé è minaccioso e tende, quindi, ad incontrare resistenze,
d. l’apprendimento è maggiore se si riescono a ridurre al minimo gli influenzamenti e le resistenze di ordine esterno;
e. gran parte dell’apprendimento significativo è promosso e acquisito tramite l'agire,
f. l’apprendimento è facilitato quando l’allievo è partecipe delle scelte formative e se ne assume le relative responsabilità,
g. l’apprendimento è facilitato quando è prioritaria l’autocritica rispetto alla critica esterna,
h. l’apprendimento è più penetrante quando sa coinvolgere l’intera personalità dell’allievo considerato come unità psicofisica,
i. l’apprendimento più utile per il mondo sociale dell’allievo è l’apprendimento del processo di apprendimento.
Il processo di apprendimento, dagli studi di Mico, è delineabile secondo una serie di concetti, i principali dei quali sono :
a. nessuno insegna qualcosa di significativo a qualcun altro: viene appreso solo ciò che il soggetto considera importante o utile per sé, nel corso delle esperienze che fa,
b. si apprendono e si interiorizzano solo concetti e idee che sono rilevanti per i propri bisogni,
c. l’apprendimento è una conseguenza dell’esperienza,
d. si impara molto di più quando ci si impegna in un processo di apprendimento insieme ad altri e quando ci si aiuta reciprocamente in questo processo,
e. apprendere significa spesso disapprendere vecchi e confortevoli modi di essere, pensare e fare,
f. bisogna considerare il partecipante al processo di apprendimento come una ricca risorsa per raggiungere l’obiettivo dell'imparare,
g. ciò che viene appreso ha un senso differente per ogni persona coinvolta nel processo,
h. l’apprendimento è sempre, e simultaneamente, intellettuale ed emozionale, cognitivo e affettivo.
3. Fattori che promuovono il processo di apprendimento delle competenze
Partendo da riflessioni scientifiche derivate da studi e ricerche su questo modello, Mico definisce quali sono i fattori che promuovono il processo di apprendimento, ovvero la base della metodologia da applicare in un processo formativo riguardante l’acquisizione di competenze:
a. creare situazioni che spingono i partecipanti ad essere attivi (ognuno impara meglio quando è coinvolto personalmente, quando fa e parla invece di ascoltare),
b. promuovere occasioni che possono facilitare la scoperta delle idee personali degli allievi (la consapevolezza di essere capaci di pensare bene promuove l’autostima),
c. attivare situazioni che incoraggiano l’emersione e l'esplorazione delle differenze (le differenze tra le persone sono ricchezza di possibilità),
d. riconoscere il diritto a commettere errori (l’errore non deve essere considerato come un male: è ineluttabile nell’apprendimento e, forse, ne è la sola giustificazione),
e. promuovere valutazioni collaborative e autovalutazioni (trovare i criteri per misurare e valutare i propri processi di apprendimento e quelli degli altri),
f. stimolare situazioni che incoraggiano l’apertura piuttosto che il mascheramento (maggiore è l’apertura delle persone, più fluida è la comunicazione con esse),
g. promuovere la fiducia verso sé (si impara quando si incomincia a percepirsi come una buona fonte di idee, una risorsa positiva per sé e per gli altri),
h. far sentire agli allievi che vengono rispettati (si impara solo quando non ci si sente forzati a farlo),
i. far sentire ai partecipanti che essi e le loro idee sono accettati (nella strutturazione della personalità, il ruolo dell’autostima è fondamentale),
l. incoraggiare occasioni di stimolo al confronto (si impara di più e meglio quando ci si può basare sul paragone con coloro che stanno seguendo lo stesso percorso formativo).
4. Bibliografia consultata
P.R.Mico
DEVELOPING YOUR COMUNITY-BASED ORGANIZATION
Thied Party Pub. Co., Oakland, California, USA, 1981
E.Morin
IL METODO. Ordine, disordine, organizzazione
Feltrinelli, Milano, 1983
E.Morin
LA TESTA BEN FATTA
Raffaello Cortina, Milano, 1999
C.R.Rogers
LIBERTÀ NELL’APPRENDIMENTO
Giunti-Barbera, Firenze, 1973